PARROCCHIA SS. REDENTORE - MONSERRATO

Cesare Cabras - pittore

È interprete autentico e testimone vero della civiltà contadina, opere rappresentative del lavoro agricolo e dei momenti di pausa tra covoni di paglia nelle aie, visi contratti dalla fatica e, parimenti, figure di fanciulle leggiadre e leggere nel ballo. Nelle sue tele spiccano il giallo delle afose giornate estive, i colori cromatici dei costumi delle feste. Le aie, definite “alimento di vita” per il legame intrinseco con il pane, sono il segno inconfondibile della sua pittura.

 

                            Notizie e immagini tratte dal sito:  http://www.cesarecabras.it/

Nasce a Monserrato il 13 novembre 1886 da una famiglia della piccola borghesia rurale dedita alla coltivazione dei terreni di proprietà, vigneti, mandorleti, campi di grano. Durante la sua gioventù si occupa con la famiglia della cura dei campi, conosce quindi bene la vita in campagna per averla vissuta direttamente, che poi riporterà sulla tela nelle sue opere. A 19 anni entra come apprendista nella bottega dell’artigiano Giuseppe Conci, famoso decoratore stile liberty. A 21 anni su suggerimento di Conci, il padre acconsente a far studiare Cesare Cabras all’Accademia di belle arti a Roma dove si diploma nel 1912 a 26 anni. Durante i suoi studi e la sua permanenza a Roma, Cesare Cabras ha la grande opportunità di potersi confrontare con molti altri artisti e subisce l’influenza soprattutto di un’arte verista.

Nelle sue opere sono infatti ben riconoscibili i fondamenti estetici del verismo, movimento pittorico dell'Ottocento italiano, che si sviluppò appunto attraverso lo studio della realtà e l'osservazione analitica del vero. Nel 1915 con l'entrata in guerra dell'Italia, Cesare Cabras torna a casa per curare l'azienda di famiglia. I suoi fratelli sono richiamati alle armi e occorre aiuto per il lavoro nei campi, egli infatti, a causa di una menomazione congenita, era stato esonerato dal servizio militare.

Dal 1922 al termine della guerra, Cabras si stabilisce a Teulada per otto anni (1922-1930 sino a 44 anni). Il paese di Teulada, oasi di pace con i suoi paesaggi e le sue tradizioni, diventa il luogo di sua ispirazione ed è ritratto dall'artista con delicati tonalismi di tradizione ottocentesca; è proprio qui a Teulada che il pittore incomincia a raccontare il mondo delle aie. Oltre i paesaggi dolci e crudi, nel paese di Teulada Cesare Cabras trova anche le fisionomie, i personaggi caratteristici dei paesini dell’entroterra, che continuano a vivere grazie ai ritratti straordinariamente intensi che realizza in quegli anni.

Questi anni, tra la fine degli anni venti e i tardi anni trenta, rappresentano il periodo più felice per Cabras, sia per la creatività espressa che per i riconoscimenti ottenuti, viaggiando per tutta l'Italia partecipando alle maggiori esposizioni del periodo.

La mietitura, le rappresentazioni dell’aia, diventano quindi il tema prediletto dall'artista, in linea con la tendenza all’esaltazione della ruralità che il governo del tempo, il fascismo, asseconda a sostegno dei programmi di produzione granicola autarchica che devono alleggerire la crisi agricola. Un altro momento di grande successo di critica, Cabras lo raggiunge nell’esposizione alla Seconda Mostra Internazionale d’Arte Coloniale aperta a Napoli nel 1934, che gli vale l'invito a recarsi in Libia insieme ad altri sette artisti.

Immerso nella realtà africana, dipinge paesaggi, rovine e personaggi, meritando gli elogi della critica. Dopo la seconda guerra mondiale, l'Italia è invasa da varie correnti artistiche, tra tutte spiccano “Post-cubismo” e “Picassismo”, le quali però non sono congeniali a Cabras, collocatosi tra i pittori "realisti" in contrapposizione polemica con i pittori e i critici dell'astrattismo. Questa scelta lo allontana dall'arte che conta per i critici e gli espositori di questo periodo. Muore a Monserrato il 13 novembre 1968.

La pittura di Cabras riproduce, soprattutto, la civiltà contadina segnata dalla fatica, sia nei giorni feriali sia festivi, e i momenti intimi della vita domestica. Le sue opere fissano, in modo evidente, le attività contadine, le aie assolate, i vigneti, i mandorli in fiore, scorci interni delle case monserratine e teuladine.

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