PARROCCHIA SS. REDENTORE - MONSERRATO

Non capita tutti i giorni di trascorrere le festività di Natale lontano dalla famiglia ed in una realtà diversa da quella abituale, perciò il Natale che ho vissuto nel lontano 1999 in Kosovo (ex-Jugoslavia) è stato per me indimenticabile.
Durante quell'anno l'Italia, per contribuire alla stabilizzazione di quell'area in preda ad una guerra tra Serbi e Kossovari, inviò un contingente militare per dividere i contendenti ed evitare così che si spargesse ulteriore sangue e si compissero nuove atrocità, specie ai danni della popolazione civile.
Presto detto, dal mattino alla sera mi ritrovai su un aereo militare che, insieme con un'altra quarantina di colleghi, mi trasportava in una sperduta località dell'ex Jugoslavia. Solo più tardi seppi che mi trovavo a Jakova, o Dacoviça. Si, perché ogni cittadina aveva due nomi, uno in serbo e uno in albanese e, comunque, ero in Kosovo. L'accoglienza riservataci dalla popolazione locale non fu delle migliori, infatti sporadiche raffiche di arma da fuoco automatiche di tanto in tanto risuonavano nell'aria.
Quella cinquantina di giorni che ci separavano dal Natale, trascorse al contatto di una popolazione che ancora viveva le nottate nel terrore di vedersi bruciare la casa o subire altre violenze. Diversamente, una canna infilata nel terreno e una bottiglia di plastica infilata sopra, indicavano che qualcuno, mentre giocava nei campi o passeggiava sul bordo della strada, era 'inciampato' su una mina.

In quel …primo Natale da militare-operatore di pace

Lungo le strade, di tanto in tanto capitava di notare qualche anziano che accompagnava l'unico reddito e sostegno della famiglia, ossia una mucca da latte. L'animale, ben legato a una corda, veniva pascolato come fosse un cagnolino. …E arrivò anche il Santo Natale.
Nei giorni precedenti all'evento, un amico sardo mi chiese la disponibilità a collaborare con lui per animare la Santa Messa di Natale officiata, per l'occasione, dall'ordinario militare che allora era mons. Giuseppe Mani. La sala mensa del nuovissimo aeroporto era stata addobbata per accogliere la piccola comunità militare raccoltasi per celebrare quel Natale straordinario. La sua omelia fece riferimento al fatto che noi militari, in quel teatro, lontani dalle nostre famiglie, non eravamo dei guerrafondai bensì, sia pure portando addosso le armi per autodifenderci, eravamo in realtà degli operatori di pace, ossia prescelti dal Paese quali portatori di pace affinché altri esseri umani, ancorché di religione diversa dalla nostra, fossero protetti dalle violenze della guerra.
Durante la celebrazione, come concordato, lessi le letture del Natale (vedi foto) e nel finale, come tradizione sarda vuole, salutammo la nostra "Vergine Lauretana" - protettrice dell'aeronautica - con un bellissimo 'Deus ti salvet Maria', curiosamente intonato da quel piccolo coro frettolosamente composto con voci provenienti un po' da tutta Italia. Quel pomeriggio ebbe inizio una fitta nevicata che, come per incanto, smise solo la notte di capodanno. 
                                                                            
                                                                                                                                                   Giuseppe Sanna




 

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